Project Description

Gli Equilibri instabili che Carmelo Todoverto “mette in scena” nel suggestivo spazio espositivo degli Horti Leonini di San Quirico d’Orcia,  sono prima di tutto un invito all’osservazione critica, alla percezione mutevole, ondeggiano tra presente e memoria portatori (nei materiali e nelle tecniche) di una  violenta contemporaneità, capace  di inserirsi nell’ambiente naturale del suggestivo  giardino rinascimentale.

Lungi dall’esaurirsi in una mera rappresentazione del reale, le opere  di Todoverto, rivelano pieghe e allusioni immaginative che si articolano in forme al contempo razionali e irrazionali, aperte in un continuo e proficuo dialogo con il luogo, la storia, la memoria.

Dal luogo dunque partiamo, dal bellissimo e storico giardino gli Horti Leonini, spazio scenico della mostra tutt’altro che anonimo, diverso da un qualunque spazio espositivo tradizionale, bianco e pronto ad accogliere opere di dimensione, provenienza, linguaggi diversi. I giardini rinascimentali, voluti e  realizzati da Diomede Leoni nella seconda metà del Cinquecento come luogo d’accoglienza per “…li viandanti et specialmente Nobili…”, pur presentandosi oggi con sembianze diverse rispetto all’originario progetto, nel quale l’asse centrale separava la parte geometrica da quella a selvatico, sono uno spazio perfetto per progettare e presentare opere scultoree capaci di dialogare con la storia, con la natura, con il tempo, con il pubblico che entra nei giardini anche per godere del silenzio e del riposo in un luogo magico. Un luogo che da oltre quarant’anni è diventato sede  del progetto Forme nel verde, una serie annuale di mostre scultoree tra cui, oggi, Equilibri instabili di Carmelo Todoverto.

Il quale si è confrontato con questa precisa dimensione spaziale, temporale e storica  progettando e inventando, a sua volta, opere inedite, appositamente realizzate per gli Horti leonini e che con questi dialogano e si confrontano.

Seguo Todoverto da moltissimi anni e l’ho visto lavorare con coraggio e determinazione, sempre pronto a mettersi in gioco, ad accogliere nuove sfide, a sperimentare nuove forme, nuove materie, nuovi rapporti spaziali alla ricerca non di stili e linguaggi improvvisati bensì di una dimensione espressiva capace di fare propria l’inquietudine insita nell’essere umano. Todoverto si muove camminando su un filo teso e sospeso nello spazio, un filo che è ricerca, strada, percorso ma anche necessità di trovare l’equilibrio nell’inevitabile movimento di oscillazione dato dai passi che l’artista stesso compie.

Agli equilibri instabili sono infatti dedicate le grandi sculture di questa mostra, opere monumentali e ambientali, realizzate pensando ai giardini rinascimentali, alla mutevolezza del tempo e dello sguardo. In esse convive la ragione e l’improvvisazione, la stabilità della geometria euclidea e il groviglio emozionale di segni e forme avvoltolate su se stesse.

I solidi geometrici, parallelepipedi, piramidi, sezioni tridimensionali, ottenuti assemblando tubi industriali, disegnano nello spazio geometrie pulite e equilibrate, pronte ad accogliere al loro interno i nodi, i grovigli, le tensioni di forme libere e geometriche che si relazionano, si oppongono, si richiamano in un movimento perpetuo.

Sono questi gli equilibri instabili di Carmelo, oggetto della sua indagine da lungo tempo, da quando inseriva le tensioni nelle sue superfici pittoriche, già pronte ad esplodere e ad uscire nello spazio circostante. Ebbene proprio il brulichio incessante dei nodi pittorici è diventato, in queste opere, il groviglio drammatico dei ferri, saldati, intrecciati, scattanti nella loro dimensione tridimensionale e oggettuale.

Le forme ottenute per giustapposizione di elementi, per saldature, per accumulo sottendono una dimensione tragica dell’esistenza, lontana dalla razionalità e dall’equilibrio della pura geometria.

La sua ricerca è un germoglio, un progetto di invenzione, un ripensamento continuo di sé e del mondo.

Ed ecco perché queste sculture si inseriscono con naturalezza negli spazi degli Horti Leonini, sospesi anch’essi tra la razionalità geometrica del giardino all’italiana e l’imprevedibile improvvisazione della natura lasciata libera di muoversi e crescere nel tempo.

Le opere non si impongono allo spazio e allo sguardo ma, leggere e aperte ai movimenti dell’atmosfera, al cambiamento della luce, all’oscillazione naturale, sono armoniosamente inserite tra la natura, rispettando i disegni geometrici che questa crea secondo lo spirito rinascimentale.

Unica nel suo genere, per dimensioni e aspetto cromatico, è quella che accoglie il visitatore, collocata all’ingresso di Palazzo Chigi, ponte visivo e concettuale tra lo spazio architettonico e quello dei giardini, tra il dentro e il fuori della mostra.

Emma Zanella